Covid 19 nei dormitori, 45 senza dimora positivi al virus: “Qui la situazione è fuori controllo”

La fio.PSD (Federazione Italiana Organismi Persone Senza Dimora) denuncia decine di casi in 12 città del Centro-Nord: “Senza case per la quarantena si rischia l’aumento della pandemia”

di LUDOVICA IONA

 

ROMA – Marco (nome di fantasia), senzatetto di Torino, mercoledì sera aveva la febbre. Gli operatori del dormitorio dove si trovava hanno chiamato l’ospedale. I medici gli hanno detto di non portarlo ma di “tenerlo sotto osservazione”, come vivesse in una casa. E’ rimasto nel dormitorio, con altre decine di persone e il giorno dopo è andato da solo al pronto soccorso dove, risultato positivo al tampone, è stato ricoverato. Giovedì si è sentito male ed è risultato positivo anche l’operatore che lo stava seguendo. Nei giorni successivi, tre ospiti e altrettanti operatori hanno scoperto di essere positivi, mentre altri ancora sono in dubbio. Lo racconta Cristina Avonto, presidente della Fio.Psd (Federazione Italiana Organismi Persone Senza Dimora) di Torino, parte di un network di 130 strutture che si occupano di persone che non hanno un luogo al chiuso dove stare, su tutto il territorio nazionale e che ha lanciato un appello, alle Protezioni Civili, agli enti locali alle autorità sanitarie e agli enti gestori dei servizi, chiedendo procedure specifiche d’intervento, “per affrontare subito la diffusione del Covid 19, sia all’interno delle strutture di accoglienza, che in strada”.

TORINO  

Contagiati anche gli operatori. “Le mascherine non proteggono del tutto. E i dormitori sono potenziali focolai per decine di persone. Se non si riesce a bloccare i contagi la situazione diventerà incontenibile”, afferma Cristina Avonto. “I senza fissa dimora sono persone senza accesso al medico di base e i dormitori non hanno camere isolate”. L’altro ieri, il 2 aprile, quello che si temeva è successo: nella sola Torino la Fio.Psd ha visto crescere tre focolai nei frequentatori dei dormitori, mentre a livello nazionale i casi accertati sono 45, concentrati nelle città di Milano, Brescia, Venezia, Sanremo, Pisa, Torino, Trento, Bergamo e La Spezia. E nel momento di massimo bisogno – per l’epidemia si è ottenuta in quasi tutte le strutture l’apertura dei dormitori aperti 24 ore – anche gli operatori hanno cominciato ad ammalarsi: “Abbiamo guanti e mascherine, ma quelle normali, che non proteggono del tutto quando la carica virale è alta e le distanze non si possono tenere”, spiega la presidente di Fio.Psd Torino. “Ora fermare l’epidemia è un problema. Rischiamo 500 contagiati”. “E in tutta Italia, a parte alcune buone pratiche in Lombardia, Toscana e Emilia Romagna la situazione è simile”.

MILANO

Due alberghi per le quarantene ma ancora centinaia sono in strada. Anche nel capoluogo lombardo diversi senza dimora sono riultati positivi al Covid19 negli ultimi giorni. Qui il problema delle quarantene è stato risolto con a due alberghi, utilizzati dal Comune per isolare sia le persone positive, sia quelle che presentano sintomi. “E’ anche servito per alleggerire la presenza nei dormitori comunali e del privato sociale permettendo il distanziamento”, evidenzia Alessandro Pezzoni, vice-presidente della Fio.Psd e referente area grave emarginazione Caritas ambrosiana.

Unità mobili notturne. Tuttavia sono ancora centinaia le persone che, alla data dell’8 marzo scorso, non avevano un posto in dormitorio e sono rimaste in strada dato che sono stati impediti nuovi inserimenti. Magda Baietta, presidente della “Ronda della Carità e della Solidarietà” che organizza unità mobili notturne per “agganciare e inserire in dormitori” le persone che dormono in strada, racconta come in questo momento le cose sono cambiate: “Ora facciamo assistenza alla sopravvivenza ai casi più vulnerabili”. “Abbiamo fatto ricoverare una coppia che viveva in una baracca, sono stati ricoverati, poi abbiamo trovato un monolocale insieme al Comune per ospitarli nel periodo successivo”. Chi vive in strada spesso “ha paura persino di recarsi alle mense”, spiega Baietta e rispetta con cura le prescrizioni: “Dormono magari sotto lo stesso porticato ma si tengono distanti di due metri tra loro”. Però hanno problemi, banali, che prima non avevano, come quello di andare in bagno: “Siamo riusciti a installare sei bagni chimici in luoghi di Milano che sappiamo essere di passaggio – racconta Baietta – dopo una battaglia con molti residenti che si lamentavano che non fossero estetici”.

SIENA

Si utilizzano gli “alberghi sanitari”. Due dei 45 casi segnalati dalla Fio.Sfd sono stati individuati a Siena. Qui è stato possibile attivare una collaborazione con gli “alberghi sanitari”, del Servizio sanitario nazionale presenti in tutte le provincie della Toscana. Si tratta di “strutture intermedie con le stesse garanzie di sicurezza degli ospedali, destinate a persone non gravi che hanno bisogno di assistenza e isolamento che non avrebbero in casa propria – spiega Alessandro Carta, della cooperativa “Il simbolo” di Pisa – in questo periodo sono state messe a disposizione anche dei senza fissa dimora”. Una buona pratica resa possibile dalla cooperazione tra servizi sanitari e sociali nell’ambito del “Progetto Homeless” che è un sistema di servizi dedicato a persone senza dimora promosso da Comune e “Società della salute” di Pisa insieme alla Asl Toscana Nord-Ovest. “Questo progetto ci ha permesso di farvi ricoverare una coppia che viveva in una roulotte – aggiunge Carta – e ci ha aiutati a ricostruire gli incontri che queste persone avevano fatto, individuando altri soggetti a rischio”.