Secondo l’indagine Istat sulle persone senza dimora, svolta in collaborazione con fio.PSD e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Caritas italiana, sono 50.724 le persone senza dimora stimate in Italia nel 2015. Queste persone vivono in povertà estrema ovvero in una condizione di disagio profondo legato prima di tutto alla mancanza di una casa come luogo intimo e di rifugio e, legato all’ intreccio di povertà di beni materiali per la sussistenza e fragilità personali multi-dimensionali e complesse
Il campione osservato è composto da persone che, secondo la classificazione ETHOS (Italiano, Francese, Inglese), vivono in strada o nei servizi di accoglienza notturna
I 2/3 delle persone senza dimora dichiara inoltre di essere iscritto all’anagrafe e di avere una Residenza in un Comune italiano
Il profilo medio delle persone senza dimora è rappresentato per la maggior parte da uomini (85,7%), 4 su 10 sono italiani, 4 su 10 sono cronici ovvero vivono in strada da più di 4 anni, più della metà sono immigrati da altri paesi (Marocco, Tunisia, Albania, Romania), hanno un’età media di circa 44 anni e vivono prevalentemente nelle regioni del Nord Italia (56%)
Le donne rappresentano il 14% delle persone senza dimora (6.239), ma seguono dei percorsi di vita particolari e più caratterizzati dalle rotture delle relazioni familiari come causa principale di homelessness (Leggi l’approfondimento sulle Donne Senza Dimora)
“Senza dimora” non è sinonimo di “assistenzialismo”. Solo il 3% dichiara di ricevere sussidi dal Comune o da altri Enti pubblici
Il 62% ha invece un reddito mensile proveniente da attività lavorativa (anche irregolare e saltuaria) con un guadagno medio mensile tra le 100 e le 499 euro, mentre il 30 % vive di espedienti e collette. Il 17% non ha alcuna fonte di reddito
Solo il 14% delle persone non è stato in grado di rispondere all’intervista, a causa di problemi legati a disabilità fisiche o mentali, dipendenze da sostanze o da alcol, o per la ridotta conoscenza della lingua italiana. Questo “ritratto” invece è quello che più spesso troviamo nelle immagini di repertorio dei media o che risponde al sentire comune. La popolazione dei senza dimora presenta invece molte sfumature. Le cause e i fattori di vulnerabilità si assomigliano (perdita del lavoro, della salute, della famiglia sono gli eventi di rottura prevalenti ci dice l’Istat). ma che Le condizioni di vita pregresse evidenziano che i due terzi delle persone senza dimora aveva una casa propria. Proprio la perdita dell’alloggio rappresenta uno dei fattori di rischio maggiori che, a partire dalla difficoltà di pagare l’affitto fino ad arrivare allo sfratto vero e proprio o alla difficoltà di mantenere le spese per l’abitazione, conduce verso la homelessness (vedi il 3° Rapporto sull’Housing Exclusion in Europa)
Le storie di vita invece sono uniche e ognuna segue un proprio percorso come dimostrano le immagini raccolte nei due Workshop Fotografici Homelessness e Housing First
Una parte dell’indagine Istat è stata anche dedicata all’analisi dei Servizi di strada, che forniscono servizi itineranti nei luoghi frequentati dalle persone senza dimora, che rappresentano da sempre il servizio di prossimità per eccellenza (leggi l’approfondimento del Gruppo di Lavoro “Lavoro di Strada e Residenza”)
Nei 158 Comuni coinvolti nell’indagine, sono state censite 229 unità di strada, un terzo operante nel Nod-Ovest, mentre il Lazio, con 49 unità (48 delle quali attive a Roma), rappresenta la Regione con il maggior numero di servizi, seguito da Lombardia (47), Piemonte (20), Veneto e Sicilia (in entrambe 16 UDS), e Sardegna (15)
Questi dati come altri possono servire a meglio comprendere il fenomeno senza dimora in Italia, ma sono serviti soprattutto come base conoscitiva per scrivere le Linee di Indirizzo e per distribuire le risorse ministeriali ed europee. Infatti, a livello di social policy e di advocacy, l’indagine è diventata il riferimento per la distribuzione delle risorse pubbliche a supporto di una nuova strategia di contrasto alla grave marginalità
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