Gian Maria – Storie di vite (1)

Gian Maria dormiva in uno stabile abbandonato…*

Per cinque lunghi anni il suo orgoglio gli aveva vietato di rivolgersi ai dormitori pubblici. Perso il lavoro, persa la ragione e persa la casa, era sopravvissuto fra i vagoni del binario abbandonato e le mense cittadine finché un compagno di strada non gli morì a fianco. Quella notte pioveva, per la prima volta Gian Maria stava per rivolgersi ai tendoni dell’Emergenza Freddo ma, arrivato nei pressi del cancello, si fermò e cambiò strada camminando senza meta: “il portone era aperto, io non ho scassinato niente, anzi, dopo che mi ci sono sistemato gliel’ho pure aggiustato, il portone”.

Gian Maria ci passa più di un anno, senza luce e senza acqua.

Si è ricavato un angolo dove dormire, c’è un lettino, una sedia e qualche oggetto personale. Quando il Sig. Gianni viene a visitare quello stabile, datogli in gestione per realizzare un’attività di promozione sociale, si trova di fronte questa camera da letto improvvisata. Lascia allora sulla sedia un biglietto con un appuntamento.

Si parlano e, per alcune settimane, Gian Maria continua a dormire nello stabile in cambio di una mano nei lavori di ristrutturazione.  Ma Gian Maria aveva passato troppo tempo da solo e la mente aveva vagato in acque profonde e insidiose, da cui non si riemerge così facilmente. Il Sig. Gianni ci contattò poco tempo dopo, perché Gian Maria non poteva più stare da loro, qualcosa si era incrinato ma neanche voleva spedirlo in mezzo ad una strada.

Quando conoscemmo Gian Maria ci disse che non era interessato ad una casa, voleva un lavoro: “…e come me la pago una casa se non ho un lavoro?”.

Tornammo qualche giorno dopo con le chiavi di un miniappartamento, non portammo niente altro, non firmammo nessun patto, non chiedemmo cauzione. Accettò, ma per più di un anno fu guerra! Era tormentato da sogni spaventosi e crisi di paura. Quando lo andavamo a trovare era un fiume impetuoso di parole: i ricordi di gioventù, gli amori finiti, la maestria nel lavoro, la rabbia e l’orgoglio di uomo testardo e spavaldo, che cade, si dimena, abbandona. Si sentiva in guerra… capo di un manipolo di soldati accomunati dall’essere stati traditi dallo Stato. Il suo unico pensiero era rivalersi del torto subito, svelare la grande fregatura a cui tutti sottostiamo, il grande imbroglio di una vita comoda e sottomessa. Rifare la carta d’identità, pagare la mora per l’iscrizione anagrafica, aggiornare il tesserino sanitario e fare la pratica per il Reddito di Cittadinanza erano, per Gian Maria, l’equivalente di un atto vile di sottomissione al nemico. Lui aveva bisogno solo di un lavoro, poi tutto si sarebbe aggiustato. Ma Gian Maria ha 59 anni, due mani d’oro ma che non servono più a fare manutenzioni di grandi macchinari perché il suo lavoro non esiste più.

Un giorno mi regalò una moneta, era un “ramino”, un “due centesimi” completamente svirgolato, probabilmente dal passaggio di un tram.

Disse: “la vedi questa moneta, non vale niente (!?) Valeva già poco e poi, così ridotta. Eppure, io ci faccio un sacco di cose. Vedi: ci apro il telefono per cambiare la Sim; la uso per svitare i cartelli di divieto e poi…mi parla, mi racconta un sacco di storie interessanti”. Presi quel regalo e lo misi nella tasca della mia borsa.

Ci volle più di un anno per riuscire a firmare il patto educativo che sanciva l’ingresso ufficiale nel progetto Housing First.

Gian Maria diceva che avrebbe dato la documentazione alla sua segretaria e ci rinviava quindi ad un incontro successivo, ma ormai le cose stavano cambiando e anche il suo umore era più disteso e collaborativo. Un giorno ci mostrò il tesserino sanitario, era andato a rinnovarlo da solo, perché aveva bisogno del dottore; la sua sinusite non gli dava pace!

A distanza di mesi scoprimmo che si era rivolto ad un servizio di salute mentale della città e aveva già sostenuto diversi colloqui con uno psichiatra: “ci vado perché da quando vado, il dottore, mi sembra stare meglio!!”.  Poi arrivò il certificato di disoccupazione, l’abbonamento ai trasporti pubblici, la richiesta per la patente e perfino il Reddito di Cittadinanza.

Da qualche mese nella vita di Gian Maria era entrata una donna. Da tempo, in realtà, vedevamo in casa i segnali di una presenza femminile ma non ne facemmo cenno finché non fu lui a parlarcene. Una storia non facile, con una donna dalla personalità altrettanto emblematica e complessa ma anche abbastanza salda per accettare di non frequentarsi quando il malessere di uno rischia di ripercuotersi troppo nella vita dell’altro. Lo scorso mese è arrivata la risposta al bando cittadino per i cantieri lavoro, sono subito andato a dargli la buona notizia e, nel farlo, gli ho mostrato la moneta che mi aveva regalato. Ma la sua reazione non è stata di gioia, per la prima volta Gian Maria ha mostrato il suo lato fragile, impaurito, insicuro.

Da quel giorno dorme male e non riesce a vedere la sua compagna perché sa di non poterle essere di sostegno. Da quel giorno Gian Maria chiama e chiede aiuto, esprime le sue difficoltà e le sue preoccupazioni e, pur impacciato, accetta il sostegno e la comprensione. È questo, forse, un territorio ancora più inesplorato e difficile rispetto alle fatiche e alle condizioni estreme in cui ha vissuto.  Ma il momento tanto atteso è arrivato: siamo qui e non sappiamo come andrà a finire. La rappresentazione della realtà a cui si è aggrappato e che ha abitato negli ultimi anni sta vacillando.

Ha paura!

Tutto il suo mondo potrebbe subire dei forti cambiamenti, o forse, il cambiamento è già iniziato…

 

*grazie a Progetto Tenda di Torino