Si è chiuso il progetto di ricerca InStrada

Intervistate 557 persone in 37 strutture nell’ambito del progetto InStrada, per conoscere chi è senza dimora

A marzo 2021 si è svolta l’indagine campionaria nelle 37 strutture sul territorio della Capitale che hanno aderito all’iniziativa (19 mense e 18 centri di accoglienza), con il supporto di 24 intervistatori ed intervistatrici

Attraverso il questionario abbiamo raccolto le storie di 557 persone senza dimora che ci hanno dedicato il loro tempo, restituendoci uno spaccato sul grado di accesso a Reddito di Cittadinanza, Reddito di Emergenza, Invalidità Civile, tamponi Covid e servizi sanitari

I risultati preliminari mostrano che il 25.8% degli intervistati ha ricevuto il Reddito di Cittadinanza almeno una volta da quando è stato introdotto, mentre questo valore scende all’11.3% per l’Invalidità Civile e al 5.8% per il Reddito di Emergenza

 

Tra coloro che hanno ricevuto il Reddito di Cittadinanza il 92.5% ha ricevuto 500 euro o meno al mese, non potendo contare sulla quota che viene erogata come contributo per l’affitto

Un intervistato esprime così i propri dubbi riguardo l’efficacia della misura, con la sua struttura attuale, nel facilitare il recupero dell’autonomia abitativa:  prendo 500 euro però non ce posso fa niente, perché se devi anna a pijà casa quello te dice quanto hai te? 500, eh no ci vogliono 700. E poi che fai? Non mangi?

Un altro partecipante spiega le motivazioni per cui evita di menzionare di essere un percettore ai potenziali locatori: non posso dirglielo [che ho il Reddito di Cittadinanza] perché non è una garanzia, io adesso lo prendo ma chi m’assicura che fra sei mesi non mi scade, no?

Il 74.3% degli intervistati beneficiari non è stato contattato né dai centri per l’impiego né dai servizi comunali. Dall’indagine qualitativa emerge come questo abbia generato frustrazione

Molti esprimono il desiderio di ritrovare un’autonomia economica ed individuale offrendo il proprio contributo, come spiega un intervistato:  io ho due mani due gambe, mi sento di poter dare il mio contributo lavorativo però tu me lo devi dare [il lavoro]… perché io ci vado dalle 5 dalle 6, io ci vado a lavorare, però lo stato non te lo dà

Nonostante la causa primaria del ritrovarsi senza dimora sia la perdita del lavoro (43% dei rispondenti), molti restano senza supporto spesso a seguito di una storia lavorativa caratterizzata dall’informalità. Solo il 37% dichiara di aver lavorato sempre o quasi sempre con un contratto regolare

Nell’indagine qualitativa abbiamo chiesto alle persone senza dimora intervistate di raccontarci gli aspetti più difficili della vita in strada e cosa vorrebbero che fosse fatto per aiutarli

Un intervistato ci offre uno spaccato delle difficoltà quotidiane di chi vive in questa condizione di povertà estrema: ci sono posti in cui ti alzi senza soldi devi andare a fare la colazione da una parte, la doccia da un’altra parte, e ti passano le ore, non hai tempo per andare a cercare il lavoro perché per custodirti ti passa tutta la giornata. Una persona senza fissa dimora perde una giornata, con quegli zaini pesanti perché ti devi portare tutto dietro, e stai una giornata a custodirti per il pranzo, lavarti, colazione e ti vivi una vita faticosa. Hai tutto programmato, ti salta l’orario del pranzo, de quello, quando non hai soldi sei condizionato da degli orari e ti parte tutta una giornata per custodirti

Particolarmente grave e frequente è la perdita o il furto dei documenti che a catena genera ulteriori problemi di accesso ai servizi

Il problema è talmente rilevante da suggerire la seguente proposta:  per me dovrebbe essere…soprattutto la carta d’identità data gratis, fatta gratis…tu sei un cittadino e non c’hai alcuna identità, non c’hai…non sei nessuno…sei un moribondo che cammina in mezzo ai vivi…

Inoltre, con l’aumento della digitalizzazione e la richiesta di prenotazione tramite email degli appuntamenti, si è creata una nuova barriera tra le persone senza dimora e i servizi. Sebbene il 75% degli intervistati abbia un telefono, solo il 40% dichiara di avere un indirizzo email

Emerge la necessità di portare i servizi in strada in maniera stabile e credibile per orientare ed informare i più vulnerabili, per esempio aprendo sportelli informativi e camper in prossimità dei luoghi frequentati dalle persone senza dimora con orari certi e cadenza almeno settimanale

Il problema dei documenti e dell’informatizzazione dei servizi si interseca con quello dell’ottenimento della residenza anagrafica, elemento fondamentale per l’accesso ai diritti. Il 71.7% degli intervistati possiede la residenza anagrafica, ma ci sono forti disparità sulla base della nazionalità che riflettono l’assetto normativo attuale (italiani 94.8%, 62.4% extracomunitari, 37.9% comunitari)

Per quanto riguarda l’accesso alle cure mediche, il 76.8% degli intervistati ha fatto almeno un tampone Covid-19 e nel 74% dei casi lo ha fatto per poter accedere ad un servizio a bassa soglia. Il grado di accesso all’Invalidità Civile (11.3% degli intervistati) resta piuttosto basso rispetto all’incidenza di condizioni di disabilità (29.2% degli intervistati), sottolineando la difficoltà di accesso a questa misura. Il 64% degli intervistati ha un medico di base a cui può rivolgersi, tuttavia l’accesso resta strettamente legato all’ottenimento della residenza anagrafica

Infine, il contatto tra intervistatori/trici e intervistati/e è stato un’occasione non solo per misurare e comprendere le difficoltà di accesso ai diritti, ma anche per dare un piccolo supporto pratico. Oltre al questionario, sono stati distribuiti volantini informativi con indicazioni su dove andare per risolvere i problemi burocratici più comuni, trovare CAF e patronati o fare gratuitamente il tampone Covid-19. Questo intervento è stato accompagnato dalla distribuzione di oltre 700 mascherine e 450 kit igienici

Quello che il progetto può offrire è un contributo molto piccolo rispetto alle difficoltà enormi con le quali convivono le persone che vivono in povertà estrema. Si spera di poter dare un contributo maggiore rendendo evidenti i vicoli ciechi del sistema anche al di fuori della cerchia degli operatori e degli addetti ai lavori, per meglio pensare a come uscirne. Uscirà a breve con un report con i principali risultati della ricerca

Una breve presentazione dei risultati avverrà già nell’ambito della tavola rotonda di Termini Sociali 2021 “Vorrei restare a casa: l’altra faccia dell’abitare” che si terrà il 15 Ottobre dalle 9.00 alle 13.00. Per partecipare è possibile registrarsi al seguente link:https://www.terminisociali.it/

Per commenti, proposte e suggerimenti è possibile scrivere a Arianna Gatta – referente del progetto

 

Grazie agli intervistatori e alle intervistatrici che ci hanno aiutato