Che cosa è cambiato per gli oltre 55mila senza dimora all’indomani del Lockdown e dell’appello responsabile #iorestoacasa?

Lo spiega un gruppo di ricercatori sociali che grazie alla collaborazione della rete fio.PSD e Caritas, ha intervistato oltre trenta referenti di servizi rivolti alle persone senza dimora in diverse città italiane (Roma, Torino, Napoli, Trento, Ancona, Ragusa, Cagliari).

L’Instant Report “L’impatto della pandemia sui servizi per le persone senza dimora” curato da IREF e fio.PSD in collaborazione con Caritas Italiana, porta alla luce gli effetti che la pandemia sta producendo sulla grave marginalità adulta, i cambiamenti che molte organizzazioni hanno dovuto adottare per mettere in sicurezza le persone più fragili e accogliere nuove istanze, le modalità operative che in alcuni casi hanno stravolto il servizio stesso.

Un racconto in progress che ripercorre i mesi difficili del lockdown: dai “dormitori H24” tra isolamenti e laboratori, all’“aggiungi un posto a tavola”, dalla “resilienza territoriale” dimostrata da molti servizi, alla “pressione psicologica altissima vissuta dagli operatori”; dalla paura e lo sconforto di molte persone senza dimora “rimaste fuori”, alla possibilità avviare nuovi percorsi di vita per persone che hanno tirato fuori capacità e risorse.

“Occorre inserire i servizi alla grave marginalità in una programmazione territoriale strategica, promuovere servizi capacitanti che puntino fin da subito ad attivare le persone nella gestione stessa degli spazi, delle relazioni e dei percorsi, dice Cristina Avonto presidente fio.PSD, consolidare reti e partenariati pubblico-privato dove l’ente locale sia responsabile dei propri cittadini senza dimora”.

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