Feantsa Policy Conference
Paris, 18-19-20 giugno 2015
La conferenza annuale della Federazione Europea delle Associazioni Nazionali che Lavorano con i Senza Dimora (FEANTSA) si è aperta dentro la favolosa cornice dell’ Hôtel de Ville, proponendo una tavola rotonda presieduta e coordinata da Mike Allen, attuale Presidente, alla quale hanno partecipato: Maria Stratigaki, Vice sindaco di Atene, Tim Richter della Canadian Alliance to End Homelessness, Christophe Robert della Fondation Abbé Pierre, e Raffaele Tangorra, Direttore Generale del Ministero LPS Inclusione e Politiche Sociali.
Per la fio.PSD hanno partecipato i membri del Gruppo Europa (Sara Baldisserri, Paolo Brusa, Donatella De Vito, Michele Trabucco che è stato anche speaker), oltre a Stefano Galliani, vice presidente Feantsa, Cristina Avonto e Marco Iazzolino, della presidenza fio.PSD.
Un gruppo nutrito e competente che ha ben rappresentato la situazione in essere oggi in Italia, dialogando e confrontandosi con i colleghi degli altri Stati Membri dell’Unione, oltre che provenienti dal Nord America (Stati Uniti e Canada).
Il dott. Tangorra è stato unno degli ospiti, e ha ben raccontato il processo in atto in Italia, dove per la prima volta si sta costruendo una politica nazionale di contrasto alla povertà, con un impegno importante da parte del governo a promuovere azioni concertate con gli altri livelli delle istituzioni e della società civile.
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La sala degli specchi ha ospitato circa 300 esperti, appartenenti a Pubbliche Amministrazioni e Organismi del Terzo Settore impegnati quotidianamente nella sfida di trovare una nuova collocazione, abitativa e non solo, al sempre crescente numero di persone senza dimora che dimorano realmente, anche se spesso non visti, nei 28 Stati dell’Unione Europea.
Individui che vivono l’homelessness in maniera molto personale, per storia di vita e cultura, ma che hanno in comune una cosa: hanno bisogno di una casa, che è un diritto inalienabile e che porta in se questioni importanti legate alla sicurezza dell’alloggio, alla sua integrazione nel tessuto urbano, alla bellezza dei luoghi.
Molti paesi in questo momento vivono problematiche intense che trasversalmente rimandano alla questione dei Senza Dimora. Pensiamo a paesi come l’Italia o la Grecia dove il dramma dei migranti approda senza trovare risposte adeguate.
La questione dei migranti che popolano il centro di Atene in un contesto in cui non c’è una visione ed un programma nazionale, ma nel quale si rimandano ai singoli Comuni le responsabilità di un Governo che potrebbe fare scelte diverse (ripensando alla creazione di un’ agenzia nazionale, finanziata dalle tasse sul lavoro, per implementare un parco case volto agli interventi socio-abitativi, così come in Italia è stata in vigore la Gescal fino al 1998), è un tema fondamentale per la Grecia.
Qui come in Italia, le accoglienze di emergenza sono gestite principalmente dai Comuni con l’aiuto del Terzo Settore, attraverso interventi di cosiddetto housing sociale, che in un’accezione tutta mediterranea rimanda non tanto ad un parco case pubblico gestito dai Comuni, ma allo sviluppo di rapporti strutturati con il mercato privato che può dare risposte abitative di emergenza attraverso la gestione e l’accompagnamento sociale degli organismi del Terzo Settore.
Fino ad arrivare ad inserimenti per un tempo massimo di 6 mesi in alberghi disponibili ad accettare questo tipo di intervento. Tutto ciò ha luogo in un contesto più ampio estremamente complesso in cui si discute, a fronte dei tagli degli Enti ai finanziamenti per il Welfare, di abbassamento delle pensioni come strumento per recuperare fondi da impiegare diversamente, dimenticando che molti degli anziani/pensionati di oggi sono coloro che, proprio grazie alla loro pensione, mantengono figli e nipoti.
In Canada a fronte di circa 230.000 persone senza dimora, risultato delle politiche di governi che non hanno mai investito in questo settore, si è implementato un programma di Housing First il cui scopo è porre fine al fenomeno dell’Homelessness. Il governo federale canadese spende oggi il 25% della ricchezza pubblica per mettere a disposizione alloggi, mentre in Unione Europea si spende l’1%.
Il cambiamento è avvenuto prima nei Comuni, non a livello statale. C’è stata una prima città che ha implementato un programma e altre hanno fatto seguito con coraggio.
Appare evidente come lo sviluppo di idee e programmi innovativi sia una responsabilità condivisa della società civile: la questione primaria, oltre a quella di utilizzare bene le risorse pubbliche e individuare con chiarezza i ruoli, è che non si possono lasciare persone in strada.
In Europa abbiamo bisogno di logiche più dinamiche: l’Unione Europea non può dare valore solo agli indicatori economici per mostrare la buona politica. Sentiamo una necessità reale di cambiare gli obiettivi, formare le persone, renderci conto che gli alloggi di emergenza non possono essere assegnati sulla base del possesso di una carta di identità: la casa è un diritto di tutti.
Servono misure locali, nazionali, europee ma è responsabilità della società civile attivare il cambiamento. Un cambiamento che oggi ha bisogno di un maggiore coinvolgimento del mercato: che significa disponibilità a togliere alloggi alla speculazione edilizia per implementare alloggi sociali.
In Italia la maggior parte delle persone senza dimora vive in strada da più di due anni. E’ una situazione inaccettabile, che ci pone di fronte alle sfida di trovare soluzioni differenziate che hanno bisogno del coinvolgimento di tutti i servizi.
Nella strategia 2020 sembra non esserci un reale coinvolgimento dell’Unione Europea (non esistono misure di deterrenza che possano “costringere” gli stati nazionali ad andare verso una direzione certa) ma piuttosto una serie di raccomandazioni che in generale riguardano principalmente Rom, Sinti e Caminanti. Non sembra essere chiaro se l’agenda dell’Unione Europea metta nelle sue priorità la questione delle persone senza dimora, per quanto la questione dell’Homelessness sia ampiamente citata nei luoghi istituzionali.
Così anche in Italia non ci sono vere e proprie politiche nazionali per i senza dimora, anche se la ricerca che è stata fatta da fio.PSD e ISTAT – attraverso l’utilizzo della definizione Ethos – ha portato alla luce chiaramente il fenomeno: sul nostro territorio ci sono circa 50.000 persone senza dimora.
Conosciamo il profilo di queste persone, è un fenomeno concentrato nelle città metropolitane rispetto al quale le misure di austerità hanno ridotto i fondi del 30% (sullo sfondo di una riforma costituzionale di competenze che nel 2001 ha trasmesso il sociale alle Regioni, senza però dare una definizione di livelli minimi di servizi: per la Calabria sono 25€ pro capite, per il Trentino Altro Adige 200€).
Parimenti il PON attuale riguarda linee guida e raccomandazioni che devono essere integrate negli indirizzi delle politiche abitative regionali per poter diventare un’opportunità reale. I fondi FESR e FEAD dell’Unione Europea possono essere utilizzati dalle Regioni per le Persone Senza Dimora. A patto che si accettino le raccomandazioni dell’Unione Europea.
E’ da qui che si deve ripartire.