People live in society. They do not live in mental health services
Promozione umana, resilienza, prevenzione, motivazione, comunità, diritto all’abitare
Queste le parole chiave al centro del Workshop “Housing for Health Outcomes: European Exchange” (Joint Health-Housing Cluster Meeting), promosso e organizzato da FEANTSA, che si è tenuto a Lione lo scorso 15 e 16 novembre
fio.PSD ha partecipato assieme a esperti di settore e soci di FEANTSA provenienti da Spagna (Barcellona), Ungheria (Budapest), Austria (Vienna), Repubblica Ceca (Praga), Francia (Marsiglia)
Il Workshop ha avuto lo scopo di analizzare, attraverso la presentazione di buone pratiche, come l’Housing impatta sulla salute delle persone senza dimora e come/quanto l’Health può investire il proprio budget (in Italia diremmo budget di salute) a sostegno di progetti per l’abitare
La premessa corale ai progetti che sono stati presentati come buone pratiche durante il meeting è stata quella che “la casa è la migliore terapia per uscire dalla strada e gestire meglio i propri problemi di salute mentale”. Sono noti gli alti tassi di mortalità e morbilità tra le persone senza dimora (vedi anche Documento di sintesi del Gruppo di lavoro nazionale fio.PSD). Sono noti gli alti costi della sanità, delle cure, dei ricoveri in pronto soccorso, dei ricoveri in strutture psichiatriche
Così come sempre più diffusi sono gli impatti positivi che esperienze di Housing First che riescono a concretizzare il diritto alla casa come diritto umano
L’integrazione socio sanitaria è un obiettivo complesso e ambizioso ma dal quale non si può prescindere
Durante il primo incontro sono state presentate alcune esperienze europee in tema di integrazione socio-sanitaria o meglio Housing for Health
La prima è stata presentata da Peter Molyneux dell’Associazione HACT Health – Londra
In Inghilterra, integrare salute e assistenza in Inghilterra significa perseguire un approccio preventivo e promuovere la cosiddetta recovery. Le persone inserite in casa hanno la possibilità di frequentare percorsi di formazione e inserimento lavorativo. Tuttavia l’Housing for Health non è ancora così diffuso e servirebbero studi evidence based che dimostrino i benefici dell’inserimento in casa di persone altamente fragili
Prossimi passi su cui investire sui quali si apre il dibattito con i presenti:
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far diventare gli Housing Providers/Housing Associations partners dell’integrazione socio sanitaria. In Inghilterra già diverse lobby di immobiliaristi hanno offerto alloggi gratuiti per brevi periodi per esempio per anziani soli o persone bisognose di cure senza altre soluzioni abitative. Un esempio, Tile House, uno dei più grandi grandi gruppi immobiliaristi, ha offerto 15 appartamenti per persone affette da disturbi mentali facendo risparmiare alla sanità pubblica inglese 440 mila sterline
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Aprire degli Acute Care Pathway
Ma come convincere le Housing Associations ad investire nel sociale (?) chiediamo tra i partecipanti. La risposta in perfetto stile british è “convincerli a guardare al sociale come ad un settore di investimento come un altro” ovvero far capire loro che se lo Stato continua a tagliare la spesa pubblica, tutti noi prima o poi ne risentiremo. La collaborazione virtuosa tra pubblico e privato orientata al cost saving può essere un’argomentazione interessante quando si propongono dei progetti innovativi nel settore sociale
Un’altra esperienza interessante viene da Vienna, NeunetHaus. Stephan Gremmel, Medico e Direttore di Neunethaus medical services, ci spiega come rendere accessibile le cure primarie nelle politiche sanitarie
Quando è stato chiaro che la cronicità aumentava, che i posti letto aumentavano, che i problemi legati a diabete, cure dentarie, infezioni, problemi cardiologici aumentavano con conseguenti aumenti dei costi della pubblica sanità.. etc… è stato chiaro che bisognava investire qualcosa in più
L’Housing rappresentava la risposta. Una delle risposte che doveva però entrare in sinergia con la cura. La casa infatti è anche il luogo per consentire alle persone di prendersi cura di loro, curare l’igiene, fare una medicazione, seguire una terapia. Neunethaus ha quindi creato un luogo bello, amichevole, accessibile, con dei professionisti di cure primarie dedicato alle persone senza dimora nel cuore di Vienna. E’ possibile alloggiare e curarsi
Inoltre Neunethaus partecipa al sistema informativo medico cittadino e carica i dati sui trattamenti, sul periodo di permanenza delle Psd concorrendo così a studiare la fenomenologia e gli impatti delle cure. Un altro aspetto interessante sviluppato nel progetto di cui Stapan ci ha parlato è quello culturale. Bisogna lavorare per diffondere conoscenza sul tema. Stepan insegna all’Università di Vienna “Cure primarie per le PSD”. Nella stessa clinica dove Stepan lavora vengono organizzati dei seminari tematici aperti a studiosi e cittadinanza
Un terzo aspetto rilevante è il lavoro di rete. Neunethaus collabora con gli altri servizi territoriali e indirizza le persone ai differenti luoghi di cura e assistenza
I finanziamenti vengono dal governo cittadino, chiesa, Lion, terze parti, fondo sociale… Una peculiarità di Vienna è che il settore sociale è molto ben finanziato e sembra non aver bisogno dei soldi della sanità. Questo permette loro di collaborare “alla pari”
Una lezione interessante sul ruolo dell’Housing for better Health, viene dall’ Università di Pecs (Ungheria) che ha portato avanti uno studio sulla Homelessness in Ungheria – European Health Interview Survey – osservando come, rispetto alla popolazione generale, solo il 30 % delle Psd in Ungheria (stimate a 5.000) si curano o assumono terapia. Le PSD mangiano male, hanno problemi dentari, fumano, fanno uso di sostanze ma non ricevono assistenza medica se non in surgery o ospedalizzazione per questioni gravi. La criminalizzazione delle Psd concorre a rendere più difficile riconoscere il fenomeno (le persone spesso fuggono nelle foreste circostanti)
La proposta è quella di continuare ad analizzare i livelli di salute delle Psd anche nel prossimo periodo, diffondere una maggiore cultura in termini di prevenzione e cura
16 Novembre
Il secondo giorno abbiamo visitato un Post Acute per Homeless People “Villa d’Estia” gestito da EST Metropole HABITAT. Le PSD dimesse dall’ospedale possono starvi per 3 mesi. A pochi passi dal post acute (che serve anche da base per cure primarie per psd) ci sono al momento due unità abitative (piccoli prefabbricati in legno e vetro – vedi foto) che ospitano le persone per massimo 5 anni. In futuro si vorranno costruire altre unità abitative dislocate in altri luoghi di Lione. Al momento le uniche due unità sono vicinissime all’istituto di cure primaria rendendo da una parte rassicurante l’alloggio per le persone che vi dimorano (comunque con problemi di salute più o meno gravi), ma al contempo creando qualche tensione tra chi rimane in strada e chi invece è accolto
Il ruolo di Villa d’Estia è quello di ospedalizzare le Psd, offrire loro un trattamento medico e seguirle a casa con una visita settimanale del Medical social. Laddove la Psd non abbia la possibilità di avere un alloggio, il personale di Villa d’’Estia collabora con altre Social Housing Company e con Est Metropole HABITAT per trovare altre soluzioni abitative
A seguito dei 5 anni se la persona non ha trovato una autonomia, è possibile prolungare di un altro po’ la permanenza nel Post Acute per poi cercare altre Temporary Housing Solutions per poi auspicare di raggiungere una casa privata nel mercato privato.
Le persone che risiedono nelle unità abitative che abbiamo visitato con il gruppo di colleghi presenti a Lione, sono di solito persone SD croniche e persone per le quali le altre soluzioni tradizionali non sono state efficaci
Un elemento da segnalare è che questo progetto ha natura totalmente privata. La sanità pubblica non è coinvolta ad eccezione di una collaborazione tra Ville d’Este e un ospedale psichiatrico
a cura di Caterina Cortese