Reddito di cittadinanza ai senza dimora: dalla residenza fittizia ai progetti sociali

La fio.PSD ha depositato alla Camera una nota che propone alcuni emendamenti: garantire l’accesso alla misura a chi ha residenza in una via fittizia e a chi è coinvolto in un progetto di sostegno sociale certificato. “Ricevere beneficio economico e sostegno ai costi dell’abitare significa dare una base sicura da cui ripartire”

07 marzo 2019 – 12:22

ROMA – La fio.PSD, Federazione italiana organismi per le persone senza dimora, è stata ascoltata ieri, 6 marzo, dalle Commissioni riunite XI (Lavoro pubblico e privato) e XII Commissione (Affari sociali) della Camera dei deputati che hanno deliberato di procedere ad una serie di audizioni sul disegno di legge n. 1018 di conversione del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4. A rappresentare l’organizzazione Caterina Cortese, accompagnata dal vice presidente Alessandro Carta. Nell’occasione la Fiopsd ha presentato e depositato una nota che propone alcuni emendamenti al Reddito di cittadinanza, pensati per tutelare “una fascia di popolazione fragile, vulnerabile e multi-problematica ovvero persone in condizione di grave deprivazione materiale”. Secondo gli ultimi dati disponibili (Istat 2015) in Italia sono oltre 50 mila le persone  senza dimora.

Le modifiche proposte intervengono prima di tutto sulle condizioni di accesso alla misura, che l‘organizzazione chiede sia garantito a chi abbia la residenza in una via fittizia e a chi sia coinvolto in un progetto di sostegno sociale certificato. In particolare l’organizzazione ricorda  che l’iscrizione in anagrafe presso una via fittizia è riservata alle persone senza dimora che, pur in assenza di un’abitazione, mantengono il diritto oggettivo a una iscrizione anagrafica  e si considerano residenti nel Comune ove eleggono il proprio domicilio. Inoltre la misura dovrebbe essere garantita a chi è  in possesso di certificazione di progetto di sostegno sociale rilasciata da un servizio pubblico, in  collaborazione con enti di promozione sociale e terzo settore, che attesti che la persona senza dimora, date le sue particolari condizioni di fragilità e vulnerabilità, risulti conosciuta dai servizi territoriali e riceva regolarmente assistenza di tipo sociale, socio-assistenziale, sanitaria e di orientamento socio-lavorativo. Inoltre va consentito di eleggere il proprio domicilio nel comune in cui la persona si trova in caso di sfratto o di perdita della residenza durante il godimento del beneficio”.  “L’accesso a una misura sociale dovrebbe facilitare proprio coloro che rischiano di essere meno tutelati e in molti casi suscettibili in partenza di essere esclusi dalla misura. –si legge nella motivazione – In particolare, l’inserimento del numero 3 (via fittizia ndr) ha un duplice obiettivo: perseguire la promozione umana e sociale delle persone più fragili offrendo un riconoscimento formale e, allo stesso tempo, consentire allo Stato di registrare e conoscere tutta la popolazione stabilmente presente sul proprio territorio. L’inserimento del numero 4 (progetto di sostegno sociale, ndr.) risponde all’istanza di riconoscimento dell’accesso prioritario alle prestazioni del sistema integrato di interventi e servizi sociali riservato ai soggetti in condizioni di povertà, nonché dell’affidamento ai servizi sociali per le categorie svantaggiate”.

La Fiopsd ricorda poi che l’essere senza tetto, senza casa, vivere in sistemazioni insicure e sistemazioni inadeguate sono “condizioni che pongono le persone senza dimora in una gravissima situazione di povertà abitativa. Mettere le persone senza dimora nella condizione di ricevere i due elementi di cui si compone del reddito di cittadinanza (beneficio economico e sostegno ai costi dell’abitare) significa dare alle persone più fragili una base sicura dalla quale ripartire anche attraverso un percorso di accompagnamento”. Da qui la richiesta di prevedere (all’Articolo 3 del testo)” che “una componente ad integrazione del reddito del nucleo familiare – anche unipersonale – sia riconosciuto alle persone in grave deprivazione materiale (senza dimora) come “dote abitativa” da destinare come sostegno a futura locazione”.

Infine si chiede che venga elaborato uno specifico Regolamento, che preveda integrazioni dei casi di accesso alla misura, sulla base di indicatori di disagio socio economico che riflettono le caratteristiche della multidimensionalità della povertà e tengano conto, oltre che della situazione economica, anche delle condizioni di esclusione sociale, di disabilità, di deprivazione socio-sanitaria, educativa e abitativa.