Ricominciare da capo

di Stefano Galliani

Presidente fio.PSD 2002-2004 e 2013-2014

Il primo pensiero che mi ritorna in mente pensando a quel momento è l’incredulità per essere stato indicato e votato come presidente. Avevo conosciuto fio.PSD attraverso un percorso formativo a Padova qualche anno prima e poi ero entrato nel Consiglio Direttivo come rappresentante dell’Associazione Opera Bonomelli di Bergamo. Dal 1998 grazie a fio.PSD vivevo già un’esperienza importante in FEANTSA che mi ha accompagnato per molti anni ma diventare presidente era qualcosa di molto responsabilizzante oltre che gratificante. Responsabilità che sentivo più forte ogni volta che in strada incontravo il volto di una persona in grande difficoltà: in quel momento sentivo il peso di dover agire con tutte le forze a livello politico e operativo per cercare di dare un’opportunità nuova alla vita di questa persona, per quanto sconosciuta. Io insieme agli amici di quel Direttivo. Talvolta però con una sensazione di impotenza di fronte alla fragilità che in quei momenti viveva la Federazione.

Infatti dopo la stagione del Ministro Livia Turco e l’approvazione della Legge 328/2000 con il noto art. 28,   alcuni fattori avevano stravolto lo scenario politico legato agli interventi verso le PSD.:

  • da un lato l’art. 28 indicava interventi emergenziali e straordinari nelle aree metropolitane ma non aveva dato seguito ad una reale strategia diffusa e di medio – lungo periodo
  • inoltre il cambiamento del Titolo V della Costituzione aveva “svuotato” la L. 328 di efficacia devolvendo alle Regioni il compito di governare il sistema di welfare
  • infine l’avvento del Governo Berlusconi e il cambio di focus sull’esclusione sociale

Di fatto questo aveva significato per fio.PSD un “ricominciare da capo” e quindi trovarsi con scarsissime risorse economiche che non garantivano una reale funzionalità di fio.PSD tanto da costringermi a ridimensionare in modo “brutale” anche la stessa segreteria genovese.

Però le energie e competenze in campo erano straordinarie. Il nuovo Direttivo che presiedevo era frutto di un deciso rinnovamento e ringiovanimento della compagine consigliare. Soprattutto ha rappresentato, per gli anni successivi e fino ad oggi, una “fucina di talenti” per fio.PSD. Con me infatti c’erano i giovani Paolo Pezzana e Cristina Avonto, Davide Boldrini, Mauro Riccobelli, Raffaele Gnocchi e altri ancora che hanno lavorato in modo appassionato e competente per molti anni in fio.PSD.

Avere risorse limitate è una costante per chi lavora nel “sociale”. Per fio.PSD è stata una condizione continuativa per molti anni. Di fronte al vincolo economico e allo scenario politico e legislativo radicalmente modificato, nel 2003 è stato necessario definire una strategia organizzativa diversa che permettesse di raggiungere due obiettivi principali:

  • valorizzare la rete territoriale e il lavoro dei soci per supportare uno sviluppo collettivo delle organizzazioni associate
  • aprire strade per un rapporto più stretto con le Regioni.

In quell’anno nasce l’idea di organizzare tra/per i soci dei gruppi di lavoro territoriali (regionali) e dei gruppi tematici (nazionali) su “diritti e politica”, formazione, ricerca e un gruppo dedicato ai soli soci Enti Locali. I gruppi regionali sono concepiti come potenziali agenzie di sviluppo territoriale, mentre i gruppi nazionali come supporto al lavoro politico e di contenuto della Federazione.

La costruzione di questi gruppi si sviluppa in quello che, personalmente, ritengo una delle fasi più interessanti della storia di fio.PSD: un percorso di (auto) formazione che vede impegnati consiglieri e operatori appartenenti a molte organizzazioni associate a fio.PSD e incaricati dal Direttivo di svolgere il ruolo di coordinatori dei vari gruppi di lavoro. Un percorso di elaborazione che cerca anche di definire una rappresentazione nuova del fenomeno “senza dimora”, modalità di intervento più articolate che vadano a superare il paradigma assistenziale, la necessità di sviluppare un rapporto con il mondo della ricerca per dare solidità agli interventi dei soci. Quindi si tratta di una fase organizzativa che partendo dalla necessità di raccogliere nuove risorse economiche si fonda sulla costruzione di una capacità contrattuale verso gli Enti locali e i diversi stakeholder basata sull’esperienza operativa mescolata alla ricerca accademica.

Nel percorso si da spazio anche alla necessità di trovare una declinazione pratica che sia specifica e spendibile dentro un territorio ampio ma delimitato come quello regionale, nuovo scenario dell’epoca. Un percorso lungo un intero anno, condotto con l’aiuto prezioso di amici importanti: accademici come Bergamaschi, Dalla Mura, Bonadonna, operatori come Invernizzi e molti altri colleghi dei territori toccati dagli incontri di formazione. Da quel percorso nascono esperienze che tuttora, in forma evoluta e rinnovata, sono ancora attive e, soprattutto, il germe di azioni che saranno poi consolidate e realizzate compiutamente nelle presidenze successive (Carta dei Valori, Ricerca nazionale, ipotesi di diversificazione dei servizi per le psd, azioni di innovazione sociale ) e di una organizzazione della Federazione pianificata per ruoli e obiettivi annuali e pluriennali.

Quel che manca in quegli anni è invece una concreta collaborazione con la politica nazionale e il Ministero Affari Sociali. Come detto sono gli anni in cui Berlusconi prende stabilmente la leadership (il governo di maggior durata di tutta la storia repubblicana!) e non è semplice trovare tra gli interlocutori personalità della caratura espressa in precedenza dal Ministro Turco e interventi che tengano in considerazione la realtà delle persone senza dimora e la possibilità di promuovere strategie innovative. Sono invece gli anni della legge “Bossi – Fini” sull’immigrazione e “Fini – Giovanardi” sul consumo degli stupefacenti. Quindi non propriamente orientate ad un lavoro di sostegno ai diritti delle persone ma piuttosto a variegate forme di controllo sociale. E di questo ne risente fortemente anche il nostro settore d’interesse . E nemmeno la Presidenza di turno della Unione Europea nel secondo semestre 2003 riuscirà a modificare le dinamiche. Anzi rafforzerà l’impressione che lavorare sul tema dell’inclusione sociale non sia proprio nelle corde del Ministro Maroni e dei suoi collaboratori politici.

Concludendo, anche io come i miei predecessori ricordo quegli anni come di grande lavoro, di giorno e soprattutto la notte, per scrivere documenti, preparare incontri, cercare soluzioni che potessero dare nuovo slancio alla Federazione. Un lavoro svolto con entusiasmo e passione che mi ha profondamente arricchito sul piano umano e professionale. E la soddisfazione di consegnare poi nelle mani di Paolo Pezzana il testimone, consapevole delle sue capacità innate e coltivate nei due anni di lavoro in quel Direttivo, un gruppo davvero magnifico!