La fio.PSD a Bruxelles per il seminario sulla prevenzione degli sfratti nell’Unione Europea

di Sara Baldisserri

Il 16 ottobre a Bruxelles ha avuto luogo il seminario di studi sugli strumenti di prevenzione degli sfratti applicati nei diversi paesi aderenti all’Unione Europea.

La giornata, organizzata dalla Commissione Europea (DG Employment, Social Affairs and Inclusion) e dalla European Federation of National Organisation working with the Homeless (FEANTSA), aveva l’obiettivo di presentare i risultati di un progetto pilota che ha indagato la possibile correlazione tra l’esecuzione forzata degli sfratti e il numero di senza dimora nei diversi paesi dell’Unione.

Erano presenti per fio.PSD Stefano Galliani e Sara Baldisserri, membri del Gruppo Europa costituitosi quest’anno in seno alla federazione.

Al tavolo degli esperti: Stefan Olsson, Direttore del dipartimento Affari Sociali, Lavoro e Inclusione della Commissione Europea; Alice Pittini, Coordinatrice del gruppo di ricerca Housing Europe; Jennifer Johnson, della Federazione Europea Mutui; David Lanzillotti, Coordinatore dell’Unione Internazionale degli affittuari e Mike Allen, Presidente di Feantsa.

La riflessione ha preso spunto da quelli che sono oggi i trend nei vari paesi europei: in generale nei paesi dell’est i problemi relativi alla perdita dell’alloggio sono legati ad un welfare storicamente molto debole, mentre a sud il problema maggiore è la disoccupazione, soprattutto giovanile, con la tendenza – da parte degli Enti – a scaricare tutto sulle famiglie. A nord, a dispetto dell’immaginario di molti di noi, gli affitti sono altissimi e anche in società con livelli di equità maggiori (Scandinavia) i costi per la locazione sono cresciuti esponenzialmente. Mancano ovunque alloggi sociali (i cosiddetti alloggi popolari), mancano fondi per permettere alle autorità pubbliche di elaborare soluzioni alternative all’alloggio sociale.

Manca soprattutto una strategia complessiva per la prevenzione degli sfratti che ha bisogno di strutturarsi attraverso alcune condizioni fondamentali: la presenza di alloggi a canoni accessibili rispetto al reddito, un contatto positivo e propositivo con il mercato privato e i proprietari, la possibilità di sospendere gli sfratti ed elaborare piani alternativi (ri-allocazione, benefit sociali, inserimento in progetti di Housing First).

Secondo Lanzillotti, dell’Organizzazione Internazionale degli Inquilini, in molti paesi le locazioni stanno aumentando, mentre non va di pari passo l’elaborazione e la messa in pratica di regole che tutelino gli affittuari. Il diritto alla casa nasce qui. Sono sicuramente necessarie politiche di sostegno al reddito ma la disponibilità di alloggi – ad un canone accettabile – è una condizione imprescindibile.

I governi dovrebbero avere l’obbligo di riallocare chi perde la casa a causa della perdita di lavoro. Il mercato privato potrebbe essere uno sbocco interessante ma bisogna lavorare sulla “sicurezza”, non solo rispetto alla riscossione dell’affitto per i proprietari. Un esempio? In Germania, fin dagli anni ’70 viene applicato un Rent Regulation che individua un tetto massimo di costi al mq, così si evitano situazioni come quella di Parigi dove un affitto costa in media 25€ al metro.

La tendenza degli stati membri negli ultimi 10 anni è stata invece quella di proteggere esclusivamente i proprietari: ci vogliono cambiamenti, bisogna guardare alle nuove forme di collaborazione possibile che stanno nascendo (un esempio la Social Rental Agency).

Per Alice Pittini, Social Housing UE Research, c’é ancora oggi una carenza di informazioni sul fenomeno degli sfratti. Quello che non deve accadere è che le persone che perdono la casa spariscano; per questo trovare case accessibili (affordable housing) sul mercato privato è una buona prassi fondamentale.

Oggi in tutti i paesi dell’Unione l’ edilizia pubblica è sotto stress: non riesce a dare risposte effettive al bisogno dei cittadini numericamente sempre più ampio e quando può aprire le porte, accoglie persone sempre più povere e con disagio multifattoriale; quasi sempre senza una forma di supporto relazionale concreto, mentre alcune formule di housing support sono fondamentali perché sostenere le persone in casa costa meno che sostenere le persone per strada.

Anche per Mike Allen, Presidente di Feantsa, i dati sono necessari e vanno comunicati. Non solo riguardo agli sfratti.

Che relazione c’è tra Homelessness e sfratti?

Solo il 25% degli homeless viene da uno sfratto. Diventare homeless è un processo molto complesso che include molte variabili e necessita di studi approfonditi. Un mercato del lavoro attivo, inclusivo e capace di soddisfare la domanda dei cittadini, cosi come la disponibilità di case ad affitti calmierati o sostenibili sono condizioni fondamentali per tutti: se diamo diritti alle persone e riconosciamo le capacità di ognuno, garantendo il diritto al lavoro, si va verso una società migliore.

Limitare il nostro sguardo alla questione degli sfratti ci fa perdere la reale dimensione delle persone che sono in difficoltà. Le ricerche indicano infatti che alcuni fattori macroeconomici sono fondamentali: perdita del lavoro, malattia, divorzio. E che il settore dell’housing è sempre stato osservato in un’ottica di mercato, senza prendere in considerazione gli aspetti sociali: oggi le riforme macro-economiche del mercato non possono più prescindere da questi aspetti.