Pubblichiamo l’approfondimento su Comunicazione e Giornali di strada del consigliere Paolo Brivio, direttore di Scarp de’ tenis, ufficio stampa di Caritas Ambrosiana, delegato fio.PSD alla Comunicazione

______

Cari colleghe e colleghi,

nell’etere fio.PSD circolano da tempo espressioni che, alla lunga, rischiano di avere la consistenza di mantra un po’ autoreferenziali, ma che – lo sappiamo bene – designano in realtà altrettante sfide cruciali per i destini della galassia di organismi che si occupano di persone senza dimora. E – questione ben più rilevante – per le persone senza dimora stesse.

Housing first (o housing led), linee guida ministeriali sull’homelessness, reddito d’inclusione sociale: su queste sfide investiremo e verificheremo, nei prossimi mesi e anni, insieme ad altri soggetti, istituzionali e del terzo settore, la nostra capacità di produrre pensiero, servizi, progetti, cambiamento sociale e politico. Ma, oltre a essere affrontate, queste prove andranno comunicate. All’interno e all’esterno dei nostri circuiti. Pena l’inefficacia di sforzi che si annunciano coraggiosi e generosi.

La federazione dovrà strutturarsi sempre meglio in materia di comunicazione: il sito internet si sta arricchendo, i servizi web si vanno affinando, l’ufficio stampa andrà irrobustito. Ma ciascun soggetto alla federazione può e deve consolidare le proprie pratiche di comunicazione, per agire sia da recettore che da moltiplicatore di messaggi che ci fanno sempre più “movimento”, soggetto collettivo.

A questo sforzo, con la loro peculiare tradizione di racconto di biografie irregolari e di analisi dei margini sociali, contribuiscono anche i giornali di strada. Scarp de’ tenis (che dirigo), Piazza Grande, Terre di mezzo, Fuori binario, Shaker, Foglio di via: testate magari un po’ precarie, talvolta claudicanti, se si parla di strategie editoriali ed equilibri finanziari, ma caparbie, combattive, dense di contenuti. Come gli uomini e le donne che sulle loro pagine si raccontano, e attraverso la loro diffusione si mantengono.

Gli street paper italiani sono nati (quasi tutti) poco prima della metà degli anni Novanta. Con fatica, ma con grinta e con fedeltà, hanno dato voce alle istanze e hanno registrato i cambiamenti del popolo della strada che, in quasi vent’anni, nelle città italiane non ha fatto altro che ispessirsi. Oggi, come accade a tutti gli strumenti di comunicazione, non sono insensibili alle frontiere di cambiamento che la comunicazione, digitalizzandosi, svela e, di continuo, sposta un po’ più in là. Poiché sono anche progetti di reinserimento lavorativo e sociale, questi giornali hanno però un interesse primario: rimanere fortemente ancorati agli organismi e alle esperienze da cui sono generati e sostenuti. E alla loro capacità di tracciare, se possibile, nuovi e più avanzati percorsi di inclusione sociale.

Ci candidiamo, insomma, a essere una delle voci – non la sola, ma per certi versi la più autentica, perché vicina agli uomini e alle donne della strada – di una nuvola di soggetti sociali attesi alla sfida dell’evoluzione. Scarp e gli altri, pur senza concepirsi come house organ, faranno di tutti per essere rappresentativi della matassa di sfide e di proposte che si annoda attorno a fio.PSD. Anche provando a gettare sguardi, curiosi, non ingenui, a quanto fiorisce nei giardini dei vicini europei.

Ai soci fio.PSD vorrei dire: cercateci, utilizzateci. Possiamo offrire spazi di racconto e di riflessione. In cambio chiederemo spazi di diffusione e forme di collaborazione. Solo se la strada smetterà di essere oggetto esclusivo di indagine e narrazione, da parte del mondo della comunicazione, per divenirne soggetto intraprendente e consapevole, potrà fare passi avanti decisivi, sulla strada dell’affermazione dei diritti e della giustizia sociale.